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 English summary of the speech following below 
         
 
Andrea Bocelli graduated in law Studies in 1986, with a dissertation on “Natural right and history in Montesquieu’s  conception” .
The “Campano d’Oro” (Golden Bell) awarded to Andrea Bocelli is a symbol, and signifies the high esteem in which he is held here, following a long tradition of awards for scientific and professional achievements, the ultimate aim of the educational background offered by the University of Pisa.
It was Antoine de Saint-Exupéry who said: It is only with the heart that one can see clearly; what is essential is invisible to the eye.
This award, therefore, celebrates first and foremost what springs from the heart of Andrea Bocelli, gently embracing those intimate resolutions which lead someone to share common responsibilities.
Gifted with great sensitivity and culture, Bocelli has dedicated himself, tenaciously and constantly, to the pursuit of researches in musicology, renewing himself, both as an artist and as a man. In so doing, he is an exceptional example to those youngsters who shares this aim of excellence through study and commitment.
His dedication, attention to detail, unending pursuit of perfection, and courage to challenge his own achievements, have enabled Andrea Bocelli to develop the individual gift of a sublime voice as a gift for the whole of mankind.
It is this gift the result of an accomplishment of his own personal growth, and not only an act of altruism or charity, it characterized some of the choices he has made, and guided his sensitivity. Through this he has become the most  influential testimonial within the field of transplant of tissues and organs, one of the primary advocates in the fight against pain, a major contributor in the fight against poverty in the world, with an association named after him.
Throughout his life, Andrea Bocelli has used his gift as the greatest expression of sympathetic awareness,  also guiding his own children in this way, along a path of personal development.
Through his never-ending social commitment, he is a constant reminder to all of the need for giving back and sharing the gifts and the fortunes that each has received in their own different capacities, in search of the fundamental rights and equality, without which any professional success and excellence cannot truly lead to happiness.
The gift, then, as well as the music, tames the heart, and is able to produce moments of intimate solidarity, that particular universality which Bocelli interprets as a common patrimony. Antoine de Saint-Exupery  said about this: But if you tame me, then we shall need each other. To me, you will be unique in all the world. To you, I shall be unique in all the world....” The gift, as well as the music, creates an invisible, but inextricable bond, which lasts forever.
We believe that Andrea Bocelli, all the more unique for the gift of his distinctive voice, is close to us, and our paths combine to bear witness of the need for common purpose shared through the gift of ourselves.
Andrea Bocelli has demonstrated a continued commitment to Pisa, its University, and its region, promoting them and effectively contributing to their progress.
Pisa, its University and its Hospital, owe to him important contributions to the development of transplantology and new medical-surgical techniques.
It is with great pride that ALP awards Andrea Bocelli the Campano d’Oro. In this we celebrate the excellence of his heart, which goes hand-in-hand with, and complements, the excellence in his profession, underlining its extraordinary characteristics.

 

 
 
read following here the the entire Italian speech/
hier nachfolgend die vollständige Rede des Kanzlers der Universität Pisa
 
 
Cerimonia di conferimento del “Campano d’oro”
ad Andrea Bocelli
(Chiesa dei Cavalieri di Santo Stefano, 13 settembre 2012)
 
 
Gentili autorità, cari colleghi, signore e signori,
 
porgo a tutti voi il più cordiale benvenuto alla cerimonia di conferimento del “Campano d’oro”, uno degli appuntamenti principali che scandiscono la vita dell’Università di Pisa e che quest’anno va a premiare il Maestro Andrea Bocelli.
 
Oltre all’eccezionale circostanza di ospitare un nostro laureato così amato dal grande pubblico, l’appuntamento di quest’anno si distingue dalle edizioni passate per la particolarità della sua cornice.
 
È questa infatti la prima edizione del “Campano d’oro” - e più in generale la prima iniziativa pubblica di Ateneo - che non si svolge all’interno del Palazzo della Sapienza, dopo l’ordinanza del sindaco dello scorso 29 maggio che ne ha disposto la chiusura per motivi di sicurezza. Si tratta di una situazione che viviamo con grande disagio, e a cui non vogliamo assolutamente né abituarci, né, tantomeno, rassegnarci: la Sapienza è, per storia e tradizione, il cuore dello “Studio” pisano ed è, insieme, il luogo dove la nostra comunità celebra i suoi momenti più solenni.
 
Nei mesi intercorsi dalla chiusura del Palazzo sono emerse le preoccupazioni avanzate da cittadini e studiosi, associazioni e categorie sociali per le sorti della Biblioteca Universitaria e della Facoltà di Giurisprudenza, oltre che per il futuro economico della zona circostante la Sapienza.
 
Al pur giustificato grido di dolore, l’Ateneo ha preferito un’azione immediatamente operativa e consapevole delle responsabilità che competono a una grande Istituzione come la nostra. Da un lato, ci siamo attivati per gestire l’emergenza dei primi giorni, consentendo alla Facoltà di Giurisprudenza di rispettare in pieno il calendario didattico originario, e poi per programmare le attività del nuovo anno accademico all’insegna di una relativa normalità. Dall’altro, ci siamo mossi per stimolare le altre Istituzioni coinvolte, fino a interessare direttamente i ministri Ornaghi e Profumo, oltre alla Presidenza della Repubblica, cercando insieme soluzioni condivise e praticabili, pur nelle mille difficoltà della situazione. Questo filo di dialogo e di collaborazione, che è forse meno percepito a livello di pubblica opinione, resta l’unica strada percorribile per dare una soluzione rapida e positiva alla questione e rappresenta, oggi come quel triste 29 maggio scorso, la bussola che orienta la nostra azione.
 
Mi pare dunque una coincidenza simbolicamente importante che questa prima cerimonia fuori del Palazzo dalla Sapienza veda protagonista un laureato in Giurisprudenza; anzi, il laureato più conosciuto al mondo della Facoltà e dell’intero Ateneo pisano, che quelle aule ha frequentato, conservando una viva memoria di quegli anni. Andrea Bocelli si è laureato nel 1986, discutendo una tesi dal titolo “Il diritto naturale e la storia nel pensiero di Montesquieu” con il relatore professor Eugenio Ripepe, che oggi è qui presente come Preside della stessa Facoltà di Giurisprudenza.
 
Una coincidenza dal forte valore simbolico, dicevo, anche perché il riconoscimento assegnato ad Andrea Bocelli rappresenta l’ultimo atto istituzionale della Facoltà di Giurisprudenza, almeno nella forma in cui l’abbiamo conosciuta fino a oggi.
 
Tra meno di una settimana, infatti, spariranno le attuali 11 Facoltà e i 48 dipartimenti in cui era strutturato il nostro Ateneo, sostituiti da 20 grandi strutture dipartimentali che accorpano le competenze sia in materia di didattica che di ricerca. Ci apprestiamo dunque a vivere un cambiamento che ho più volte definito come “epocale”; una trasformazione che viviamo con trepidazione e qualche ansia, ma anche con la coscienza di aver scritto una pagina importante nella storia dell’Università, di oggi e del prossimo futuro.
 
Se questo appuntamento è così ricco di contenuti, al suo centro vi è il Maestro Andrea Bocelli, con la sua splendida carriera che lo ha portato dalle Chiese della Valdera, frequentate negli anni della giovinezza, ai più prestigiosi palcoscenici internazionali della musica leggera e lirica. Non ho naturalmente la presunzione di formulare un qualsiasi giudizio tecnico sulla sua voce musicale, che per me è la più bella al mondo, anche se mi piace ricordare quello espresso con enfasi dalla nota cantante Celine Dion, che ebbe ad affermare che “se Dio avesse una voce, sarebbe molto simile a quella di Bocelli”.
 
Andrea Bocelli viene unanimemente considerato un interprete lirico raffinato e versatile e, allo stesso tempo, un appassionato umanista. Artista profondo e multiforme, è amato da milioni di fan nel mondo, tanto da essere tra i pochissimi italiani ad aver raggiunto la fama di star planetaria. La sua voce ha rappresentato il nostro Paese nelle più importanti manifestazioni internazionali, come è accaduto per la cerimonia di chiusura dei Giochi Olimpici invernali di Torino 2006.
 
Ho avuto il piacere di ascoltare il Maestro in diversi concerti, compreso quello più recente tenuto in luglio a Lajatico, ed ho avuto l’onore di conoscerlo personalmente qualche mese fa, in occasione della presentazione della Fondazione a lui intitolata, potendone apprezzare l’impegno e la capacità di porre se stesso al servizio di cause nobili, coagulando energie e risorse da tutte le parti del mondo.
 
Ho ancora viva l’emozione suscitata dalle sue parole appassionate, e di quella giornata ricordo in particolare un passaggio del suo intervento, in cui egli sottolineava la passione giovanile per la letteratura russa e nello specifico per l’opera “Le Confessioni” di Lev Nikolàevič Tolstoj. Dopo quell’incontro, sono andato a sfogliare le pagine di quel libro e mi sono appuntato una citazione che mi pare particolarmente appropriata per parlare della personalità, o meglio della persona, di Andrea Bocelli.
 
Gli animali esistono, scrive Tolstoj, “in quanto devono nutrirsi, moltiplicarsi, nutrire la loro famiglia e, quando fanno questo, io ho ferma coscienza che essi sono felici e che la loro vita è razionale. Ma che cosa deve fare l'uomo? Egli deve provvedere alla propria vita esattamente come gli animali, ma con l'unica differenza che se vi provvederà da solo egli soccomberà: bisogna che egli provveda non soltanto per sé ma per tutti: e se lo fa, io ho ferma coscienza che egli è felice e la sua vita è secondo ragione”.
 
Se ci affidiamo alle parole di Tolstoj, il Maestro Bocelli dovrebbe essere una persona felice e che vive secondo ragione: come testimonia la sua carriera, egli si è sempre dimostrato sensibile ai temi della restituzione, del dialogo e della cooperazione tra i popoli, mettendo a disposizione di questo obiettivo la propria notorietà e visibilità. Solo per limitarmi a richiamare alcuni prestigiosi appuntamenti a cui ha preso parte, ricordo la presenza a “Ground Zero”, su invito dell’allora sindaco Rudolph Giuliani, all’evento commemorativo delle vittime dell’11 settembre; il concerto al Colosseo per la ricostruzione del Conservatorio dell’Aquila, danneggiato dal terremoto; la partecipazione al ricordo delle vittime della strage alla stazione di Viareggio, e così via.
 
Accanto agli impegni di più ampio respiro, sia in Italia che a livello internazionale, Bocelli ha mantenuto stretti legami con il suo territorio di origine.
 
A Pisa ha sostenuto per anni, come Presidente Onorario, le attività della Fondazione “ARPA”, nata su iniziativa per professor Franco Mosca per promuovere la ricerca e la formazione nei vari campi della sanità. Grazie a queste attività, numerosi medici della Scuola pisana hanno potuto proseguire il proprio percorso di qualificazione e aggiornamento professionale all’estero, specializzandosi nei campi dell’oncologia, dei trapianti e delle nuove tecnologie chirurgiche, e hanno realizzato progetti formativi e assistenziali nei Paesi in via di sviluppo.
 
Ancora a Pisa, come ho già ricordato, egli ha voluto organizzare la prima iniziativa italiana della “Fondazione Andrea Bocelli”, nata per promuovere e sviluppare progetti a sostegno di persone in difficoltà a causa di malattie, disabilità, condizioni di povertà e di emarginazione sociale, favorendo il superamento di ogni barriera e la piena espressione di sé.
 
La figura di Andrea Bocelli, così fortemente caratterizzata sotto il profilo umano e per l’impegno nel sociale, si va a inserire nella galleria di personalità che nel tempo hanno dato lustro al Premio del “Campano d’oro”, a partire dal 1971 con l’assegnazione della prima edizione allo storico Roberto Ridolfi.
 
Tra i laureati illustri che hanno ricevuto questa onorificenza e che costituiscono per la nostra comunità accademica motivo di legittimo vanto e orgoglio, ricordo Carlo Azeglio Ciampi, premiato come governatore della Banca d’Italia; Marcello Pera, presidente del Senato; Leonetto Amadei, presidente della Corte Costituzionale; Giuliano Amato, più volte ministro e presidente del Consiglio; studiosi e intellettuali della statura del Premio Nobel Carlo Rubbia, di Mario Tobino, Tristano Bolelli, Tiziano Terzani, Remo Bodei e, da ultimo, il presidente dell'Accademia Nazionale dei Lincei, Lamberto Maffei, che abbiamo premiato lo scorso anno.
 
Dobbiamo essere grati all’ALAP per l’infaticabile impegno profuso in questo evento, oltre che nelle altre iniziative mirate a riunire i laureati dell’Università, a rafforzare i sentimenti di appartenenza e condivisione, a mantenere vivo il legame fra le diverse generazioni di ex studenti, favorendo lo scambio di esperienze e il trasferimento di conoscenze dai più anziani ai più giovani.
 
Questa rete, strutturata nella seconda metà degli anni Sessanta, con il suo straordinario insieme di eccellenze nei diversi campi delle istituzioni, delle professioni e della ricerca, costituisce dunque un valore per l’Ateneo, per il contributo di idee e di iniziative utile a rinnovare e accrescere la tradizione e il prestigio di cui esso gode nel mondo.
 
Un valore che sono sicuro si accrescerà con il contributo del Presidente Paolo Ghezzi, eletto da pochi mesi, a cui rivolgo un vivo ringraziamento e un augurio di proficuo lavoro all’interno dell’Associazione.
Desidero esprimere inoltre un sentito ringraziamento a monsignor Armani, che ci ha accolto oggi nella splendida Chiesa dei Cavalieri di Santo Stefano per festeggiare il nostro laureato Andrea Bocelli.
 
Caro Andrea, grazie per aver portato il nome dell’Università e della città di Pisa nel mondo. Ti aspettiamo quanto prima, perché vogliamo seguire da vicino i progetti della tua Fondazione. Sono certo di interpretare i sentimenti dei presenti e della comunità pisana tutta, esprimendo il mio desiderio più grande, quasi un sogno: ritrovarci presto all’interno del nostro Palazzo della Sapienza per ascoltare la tua magnifica voce.  
 
   
             
             
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